La Via degli Dei non è solo un trekking, è anche un viaggio in un territorio che ha delle eccellenze nascoste incredibili, che solo in Italia si possono trovare. Non solo Bologna e Firenze, simboli di medioevo e rinascimento, ma tanto altro da scoprire, tappa dopo dopo, che renderanno questa esperienza unica ed indimenticabile.
) Il cuore di Bologna
Piazza Maggiore, crocevia di generazioni e provenienze, è circondata dai simboli di Bologna.
Il Nettuno, la Basilica di San Petronio, il Palazzo del Podestà, Palazzo Re Enzo e Palazzo d’Accursio fanno da sfondo al punto di partenza della Via degli Dei. La Piazza venne creata nel Medio Evo demolendo le case esistenti affinché potesse contenere l’intera cittadinanza bolognese.
2) I 666 archi del portico di San Luca
Il portico di San Luca fu costruito a partire dal 1674 ed è lungo quasi 3.800 metri. Secondo alcuni
i suoi archi simboleggiano il «serpente», ossia il Demonio (666 è il numero che lo rappresenta) sia per la sua forma sia perché, terminando ai piedi del santuario, ricorda la tradizionale iconografia del Diavolo sconfitto e schiacciato dalla Madonna del Santuario di San Luca.
3) La Madonna di San Luca
Nel 1433 il territorio bolognese fu colpito da continue piogge che stavano distruggendo i raccolti, preannunciando un anno di dura carestia. Gli Anziani di Bologna decisero quindi di portare in città l’immagine della Madonna custodita presso il Santuario e che la leggenda vuole sia stata dipinta dall’apostolo Luca; le piogge cessarono.
Ancora oggi, nei giorni di maggio che precedono l’Ascensione, la Madonna di San Luca viene portata per una settimana nella cattedrale di San Pietro anche se, ironia della sorte, i bolognesi sanno che in quei giorni regolarmente pioverà!
4) L’opera idraulica in muratura più antica d’Europa tutt’ora in funzione
La chiusa di Casalecchio da ottocento anni “governa l’afflusso delle acque del fiume Reno alla Città di Bologna” attraverso un sistema di paraporti e di canali. Per secoli è stato il “motore” dell’industria bolognese ed in particolare dei famosi mulini da seta alla bolognese che consentirono a Bologna di diventare una delle capitali della seta europee. I tessuti di seta finemente lavorati prodotti in città erano infatti ricercati in tutte le corti europee.
5) Il falco pellegrino che nidifica all’Oasi San Gherardo
Nata in seguito al recupero di una cava ai piedi dell’anfiteatro calanchivo di San Gherardo, in questa oasi naturalistica si possono ancora osservare gli uccelli delle zone umide e il falco pellegrino che nidifica sulla parete arenacea del Balzo dei Rossi. Il falco pellegrino in picchiata è uno degli animali più veloci al mondo raggiungendo i 300 km orari.
6) I fiori di Alchechengi all’entrata dell’acquedotto romano
All’interno dell’Oasi di San Gherardo si trova uno degli ingressi dell’acquedotto romano costruito nel I secolo a.C. durante l’impero di Augusto. Ancora oggi perfettamente funzionante (seppur rimasto inattivo per quindici secoli) porta l’acqua del fiume Setta alle case dei bolognesi per circa un quinto del loro fabbisogno. All’interno dell’Oasi in primavera si può osservare l’Alchechengi un bellissimo fiore con calici simili a lanterne di un vivace colore arancione.
7) I “passatori” del Ponte di Vizzano
Per attraversare il fiume Reno esistevano i “passatori”, barcaioli che trasportavano persone e merci sfruttando i punti più agevoli del fiume. Una tradizione millenaria rimasta immutata sino al 1930, quando una maestra fece una petizione per la costruzione del ponte in modo tale che i suoi alunni potessero attraversare il fiume per raggiungere la scuola in qualunque condizione climatica.
8) Un pic nic ai Prati di Mugnano
Luogo della classica gita fuori porta per i bolognesi, il Parco Agricolo Naturale dei Prati di Mugnano offre la cornice ideale per una sosta panoramica da abbinare al cibo: sentieri che si perdono all’interno dei boschi, prati fioriti, aree attrezzate, una trattoria… cosa chiedere di più?
9) La mandragola del Giardino “Nova Arbora”
La mandragola cresce oggi presso l’”orto dei veleni”, una delle peculiarità del Giardino Botanico “Nova Arbora”, un’oasi incantevole in cui tra piante, frutti e fioriture ci si può concedere una meritata pausa ristoratrice. Se si decide di visitare il Giardino “Nova Arbora”, vale la pena seguire la deviazione prima dei Prati di Mugnano per dare un’occhiata anche alla centenaria “vite del Fantini”.
10) Il mistero del Colombario di Monte del Frate
Ci sono due ipotesi per questa profonda cavità con due grandi aperture verso l’esterno e tante piccole nicchie scavate dall’uomo: sarà stato un luogo di sepoltura di epoca etrusca o romana per i defunti cremati oppure una struttura adibita all’allevamento di colombi? La deviazione è di circa 200 m ed è subito dopo l’Antica Hostaria di Badolo.
1) Il ruggito del leone e il raglio dell’asino di Monte Adone
Non preoccupatevi se sentite ruggire un leone nei pressi di Monte Adone. Il Centro tutela e ricerca fauna esotica e selvatica Monte Adone ospita numerosi esemplari di animali di ogni specie: tigri, leoni, scimpanzé e ovviamente la fauna autoctona dell’Appennino, tutti con una storia alle spalle spesso segnata da sofferenze. Una visita al centro è un’esperienza unica, ma solo su prenotazione.
2) Il quaderno di Monte Adone
Una volta raggiunta la cima di Monte Adone, (la più elevata della Riserva Naturale del Contrafforte Pliocenico) e tirato un sospiro di sollievo per la fine della salita, ecco apparire due croci, una bianca ed una nera e un piccolo contenitore di metallo. Aprirlo e leggere i commenti dei precedenti viaggiatori con il vento che soffia sul viso fa sentire parte di una comunità. Mai dimenticare di lasciare data, orario ed un commento per i prossimi escursionisti.
4) Le conchiglie del Contrafforte
Vero e proprio museo geologico all’aperto, il Contrafforte Pliocenico è caratterizzato dalla presenza di fossili e conchiglie che testimoniano il fatto che in questi luoghi, durante il Pliocene (5-2 milioni di anni fa), ci fosse il mare. Un mare poco profondo con un clima tropicale, composto da ampie baie dove i fiumi che scendevano dalle catene montuose sfociavano in mare (dove ora c’è la Pianura Padana.
3) La cima di Monte Adone
Simbolo della Via degli Dei, quando arriverete alla sommità della salita vi sembrerà quasi di essere arrivati alla meta, non ovviamente a Firenze, ma uno di quei luoghi iconici che meritano un momento di silenzio per ricaricarsi e prendere coscienza di noi stessi. Punto energetico del cammino, è stato testimone di migliaia di storie, tra le quali anche… una proposta di matrimonio!
5) Tra piante di mare e di montagna
Scendendo dalla cima di Monte Adone si scopre un’altra particolarità: oltre al meraviglioso panorama sulla vallata ecco due tipi diversi di vegetazione. Da una parte roverelle, ginestre, castagni e querce, tipiche dei nostri Appennini, dall’altra lecci e ginepri, caratteristici della macchia mediterranea.
6) Manzù a Monzuno
Chi ama l’arte italiana può fare una breve deviazione ed arrivare al cimitero di Monzuno dove Giacomo Manzù, noto scultore italiano famoso per i suoi bronzi, scolpì una deposizione per la tomba di Nino Bertocchi, suo scopritore. Peccato oggi rimanga solo la fotografia della scultura perché l’originale è stata trafugata.
7) Il bosco degli alberi del pane
Non molto dopo il B&B Il Viandante, ci si ritrova in un castagneto tra alberi secolari e segnali bianchi e rossi del CAI nascosti tra i tronchi. Il castagno è una delle piante simbolo dell’Appennino in quanto fonte di sostentamento per le popolazioni di montagna. Nella tradizione viene chiamato “albero del pane” perché dai suoi frutti si ricava una farina utilizzata per diverse preparazioni, dolci e non. E’ tipico dell’Appennino tosco – emiliano un dolce chiamato castagnaccio.
8) Le leggende di Monte Venere
Monte Venere è luogo di racconti e di fantasie: c’è chi dice che fosse il rifugio di tutti i diavoli scacciati dai corpi degli invasati in seguito agli esorcismi e c’è chi sostiene vi fosse un tempio dedicato alla dea dell’amore in cui si svolgevano riti che inducono, ancora oggi, le anziane credenti a ripetuti segni della croce.
9) In deltaplano alle Croci
Per i più coraggiosi che non hanno voglia di tornare a piedi c’è sempre l’opzione di scendere a valle con il… deltaplano! Presso l’antico borgo Le Croci (Monzuno), a circa 1000 metri slm, si apre un ampio terreno pianeggiante da cui si può prendere la rincorsa, buttarsi nel vuoto e lasciarsi trasportare dal vento (se avete un deltaplano e una buona dose di coraggio, se non avete un deltaplano, non fatelo!)
10) La Cà de’ Paiarin
A volte lungo il cammino ci si imbatte in case private con proprietari fantasiosi che hanno creato giardini a dir poco “particolari”, con statue, ruote del vento, piccoli rifugi per animali, immagini religiose e messaggi per i viandanti. Anche questo fa parte della tradizionale accoglienza del popolo dell’Appennino.