Il nervo sciatico, conosciuto anche come “nervo ischiatico”, è il nervo più lungo del corpo umano: parte dal midollo spinale, raggiunge le natiche e la zona delle cosce per poi allungarsi nella gamba.
E’ un nervo misto che ha origine dal plesso sacrale ed è formato dalle fibre provenienti da tutti i nervi del plesso (L4, L5, S1, S2, S3). E’ formato da 2 componenti:
– COMPONENTE MOTORIA: innerva la parte posteriore della coscia, una parte del grande adduttore, i muscoli della gamba e i muscoli del piede;
– COMPONENTE SENSITIVA: innerva la cute posteriore-laterale della gamba e la cute del piede.
2. LE PATOLOGIE
Il nervo sciatico può essere interessato da patologie, traumi e malformazioni che vanno trattati con dei trattamenti specifici. Le patologie più conosciute sono:
– SCIATICA;
– COMPRESSIONE DEL NERVO SCIATICO POLITEO ESTERNO;
– LOMBOSCIATALGIA;
– SINDROME DEL PIRIFORME;
– ECT
3. I RIMEDI SHOCK ABSORBING NOENE®
Parte della sintomatologia dolorosa riferita al nervo sciatico può essere prevenuta o alleviata grazie all’utilizzo delle solette shock absorbing NOENE®. Quando si parla di prevenzione, infatti, i prodotti NOENE® sono una garanzia in quanto assorbono e disperdono le onde di shock che si provocano nell’impatto piede-suolo. Tali vibrazioni negative, se trascurate, provocano alla lunga dei microtraumi che si trasformano in dolorose e fastidiose infiammazioni articolari o, nei casi più estremi, in fratture da stress.
Grazie alle sue straordinarie proprietà, il materiale NOENE® offre una protezione costante al nostro apparato locomotore bloccando tali shock ancor prima che passino il livello delle articolazioni. In questo modo, in qualunque momento della giornata saremo protetti (tempo libero, lavoro, sport).
Solette shock absorbing NOENE®: per il benessere del vostro nervo sciatico!
Fabio Campagnolo, CEO della veneta F.lli Campagnolo S.p.A., ha ricevuto il PremioEY L’Imprenditore dell’Anno nella categoria Fashion & Design.Un riconoscimento ottenuto grazie all’impegno profuso nel portare l’eccellenza italiana all’estero, mantenendo un costante legame con la tradizione e il territorio, accompagnata da una forte spinta innovativa nel design, nella produzione e nella commercializzazione dei propri prodotti.
Fabio Campagnolo nasce a Bassano del Grappa nel 1968 e cresce in un clima di impresa familiare. Nel 1992 si laurea in Economia Aziendale presso l’Università Bocconi di Milano, con una tesi di laurea sulle imprese familiari. Subito dopo la laurea fa il suo ingresso in azienda a fianco del padre Giorgio. Ha contribuito a trasformare la F.lli Campagnolo da azienda incentrata sulla produzione, ad azienda focalizzata sulla crescita dei propri marchi: CMP (sportswear), Melby e Nucleo (abbigliamento per bambini), Maryplaid e FC F.lli Campagnolo.
Oggi Fabio è Amministratore Delegato dell’azienda F.lli Campagnolo e, assieme alle sorelle Michela e Maria Pia, è alla guida di un gruppo che vanta oltre 50 negozi di proprietà e un fatturato aggregato di 193 milioni di euro (anno 2021).
“Questo premio è un riconoscimento importante al lavoro di tante persone. Questa azienda non sarebbe quello che oggi è senza le intuizioni imprenditoriali dei miei genitori, che hanno dedicato una vita a fare crescere e prosperare la F.lli Campagnolo, e senza l’impegno e la passione profusi da tutti i collaboratori. Sono orgoglioso che, assieme alle mie sorelle e a mia moglie, noi della terza generazione siamo riusciti a continuare nello sviluppo dell’azienda, portando idee, professionalità e voglia di crescere ed innovare. –afferma Fabio Campagnolo –Ci attendono sfide importanti, che con umiltà e costanza sapremo affrontare, rimanendo un
Da solo venerdì a intera settimana: che cos’è il Black Friday? Da dove viene l’usanza e qual è la sua origine? Perché deve per forza essere nero?
Come è accaduto anche l’anno scorso, a causa della pandemia da CoViD-19, anche il Black Friday si è adeguato e si svolge quasi esclusivamente online. Quest’anno il giorno fatidico sarebbe il 26 novembre, ma, a dire il vero, gli sconti a portata di smarthpone sono già partiti: da tempo, infatti, il Black Friday si è trasformato in tutto il mondo nella settimana del Black Friday.
MADE IN USA. La tradizione americana vuole che questo venerdì così particolare arrivi all’indomani del Giorno del Ringraziamento (Thanksgiving Day), festa che negli USA si celebra il quarto giovedì di novembre. La sua oriigne è fatta risalire al 1621, quando nella città di Plymouth, nel Massachusetts, i padri pellegrini si riunirono per ringraziare Dio del buon raccolto. Quasi quattro secoli dopo, negli anni Sessanta, i negozianti presero l’abitudine di proporre sconti speciali per incentivare lo shopping e dare il via alle spese natalizie.
PERCHÉ NERO? La traduzione in italiano ha un significato del tutto diverso, ed ecco perché non si usa “venerdì nero”, ma quanto al black è così perché all’epoca i registri contabili dei negozianti si compilavano a penna, usando inchiostro rosso per i conti in perdita e nero per i conti in attivo. E nel venerdì dopo il Ringraziamento, grazie alle promozioni, i conti finivano sempre decisamente in nero.
Anche se i trend degli ultimi mesi non sono incoraggianti, complice la saturazione di un calendario
gare di cui abbiamo già parlato e il caro vita che
costringe gli sportivi a delle scelte sofferte, la stagione
delle gare continua. Anzi, verrebbe da dire che rispetto al
passato, non conosce soste.
All’orizzonte si profilano new entry interessanti come la camuna Valle dei Segni Wine Trail e manifestazioni già note
come il Monte Casto a Biella. Tra gli appuntamenti clou
del mese di novembre da non perdere il Valtellina Wine
Trail e il Trail del Cinghiale. Volendo infine chiudere l’anno
in bellezza vi consigliamo una capatina a Torbole per il
Garda Trentino Xmas Trail.
Per chi non scia, un inverno a tutto running… anche
sulla neve – Ormai appuntamento consolidato per
agonisti e amatori, anche questo inverno tornerà il
Nortec Winter Trail Running Cup. Di cosa si tratta? Molto
semplice, quattro o cinque appuntamenti tra Lombardia,
Veneto e Friuli-Venezia Giulia che hanno come comune
denominatore tracciati spettacolari di media distanza,
ricchi premi e atleti di livello. Altro circuito altrettanto valido, questa volta
federale e rivolto ad agonisti puri, è invece il Crazy Sky Snow Italy Cup
proposto da Fisky (Federazione Italiana Skyrunning). In questo caso le
gare saranno sei e spazieranno dall’arco alpino agli appennini. Dopo il
positivo warm up 2022 anche per il prossimo inverno le prove saranno sia
di sola ascesa, sia nella modalità up & down.
La formula vincente di questi due circuiti sta nel fornire una valvola di sfogo
a tutti gli appassionati che nella stagione invernale non sanno o non possono sciare. In caso di tracciato innevato, l’unico materiale richiesto oltre
a un vestiario consono alle basse temperature è il classico micro rampone da applicare alle proprie scarpette da running. Quindi con un costo di
equipaggiamento decisamente contenuto potrete dare sfogo alla vostra
voglia di gare in contesti resi ancora più magici e suggestivi da un manto
di coltre bianca.
Anche per gli organizzatori l’inverno non è sinonimo di vacanze.
Ecco alcuni spunti di riflessione – L’abbiamo detto più volte, a livello
organizzativo il 2022 per molte competizioni di corsa in montagna, trail
running e skyrunning non ha regalato grandissime soddisfazioni. Anzi,
in alcuni casi, cali di presenze importanti intorno al 35/40% sono state
delle belle bastonate economiche e motivazionali. Certi dati devono
fare riflettere e spingere i comitati organizzatori a fare ancora meglio. Il
primo punto da analizzare è chi sono gli atleti? Mi spiego meglio. In base
a una recente inchiesta condotta dall’ITRA (International Trail Running)
su un campione di circa 10.000 persone, l’età media di chi si
iscrive a una gara di trail sono uomini (82%) tra i 34 e i 37 anni. Questo dato
diventa ancora più marcato con l’aumentare delle distanze e dei dislivelli.
Ecco quindi un primo spunto: lavorare per attrarre sempre più donne. Se
la parificazione dei premi dovrebbe ormai essere un must, pacchi gara
dedicati ed eventi collaterali loro dedicati potrebbe rivelarsi un nuovo
stimolo per aumentare una percentuale decisamente troppo bassa e
provare a ridimensionare un gap attualmente troppo marcato.
Altro aspetto molto importante su cui lavorare è l’impatto ambientale delle
manifestazioni sportive. Il 90% degli eventi è tutt’altro che green; si spaccia per tale, ma non lo è. Le gare nascono per promuovere il territorio e
finiscono per produrre una quantità spropositata di immondizia. Partendo
dai ristori dove le classiche bottigliette di plastica e i bicchieri monouso
andrebbero banditi, per arrivare al balisaggio, serve uno sforzo concreto.
Ora che molti brand hanno deciso di puntare su eventi eco compatibili,
un’importante sterzata in chiave ambientale sarà una delle ancore di salvezza per molte gare. L’alternativa? Sin troppo chiara: restare senza sponsor. Già perché gli sponsor, mai facili da trovare, al termine di un inverno
che si preannuncia davvero ostico, saranno merce rara. Meglio quindi
coccolarli e valorizzarli al meglio.
Anche in tempi di crisi chi fa le scelte giuste viene premiato –
Di questi giorni è la notizia che le preiscrizioni de La Sportiva Lavaredo
Ultra Trail by UTMB 2023 hanno fatto registrare numeri da capogiro: 11mila
i preiscritti per i circa 5.200 posti disponibili. Per l’evento di fine giugno a
Cortina d’Ampezzo, si ricorrerà quindi al sorteggio.
Essere unica prova italiana delle UTMB World Series, alla luce dei fatti, si
è rivelata una mossa vincente. Indipendentemente dalla crisi e dal caro
vita, 11.584 atleti da 105 Paesi ambiscono a visitare Cortina d’Ampezzo dal
22 al 25 giugno e partecipare alla 16ª edizione della super classica disegnata all’ombra delle Tre Cime di La
La Via degli Dei non è solo un trekking, è anche un viaggio in un territorio che ha delle eccellenze nascoste incredibili, che solo in Italia si possono trovare. Non solo Bologna e Firenze, simboli di medioevo e rinascimento, ma tanto altro da scoprire, tappa dopo dopo, che renderanno questa esperienza unica ed indimenticabile.
) Il cuore di Bologna
Piazza Maggiore, crocevia di generazioni e provenienze, è circondata dai simboli di Bologna.
Il Nettuno, la Basilica di San Petronio, il Palazzo del Podestà, Palazzo Re Enzo e Palazzo d’Accursio fanno da sfondo al punto di partenza della Via degli Dei. La Piazza venne creata nel Medio Evo demolendo le case esistenti affinché potesse contenere l’intera cittadinanza bolognese.
2) I 666 archi del portico di San Luca
Il portico di San Luca fu costruito a partire dal 1674 ed è lungo quasi 3.800 metri. Secondo alcuni
i suoi archi simboleggiano il «serpente», ossia il Demonio (666 è il numero che lo rappresenta) sia per la sua forma sia perché, terminando ai piedi del santuario, ricorda la tradizionale iconografia del Diavolo sconfitto e schiacciato dalla Madonna del Santuario di San Luca.
3) La Madonna di San Luca
Nel 1433 il territorio bolognese fu colpito da continue piogge che stavano distruggendo i raccolti, preannunciando un anno di dura carestia. Gli Anziani di Bologna decisero quindi di portare in città l’immagine della Madonna custodita presso il Santuario e che la leggenda vuole sia stata dipinta dall’apostolo Luca; le piogge cessarono.
Ancora oggi, nei giorni di maggio che precedono l’Ascensione, la Madonna di San Luca viene portata per una settimana nella cattedrale di San Pietro anche se, ironia della sorte, i bolognesi sanno che in quei giorni regolarmente pioverà!
4) L’opera idraulica in muratura più antica d’Europa tutt’ora in funzione
La chiusa di Casalecchio da ottocento anni “governa l’afflusso delle acque del fiume Reno alla Città di Bologna” attraverso un sistema di paraporti e di canali. Per secoli è stato il “motore” dell’industria bolognese ed in particolare dei famosi mulini da seta alla bolognese che consentirono a Bologna di diventare una delle capitali della seta europee. I tessuti di seta finemente lavorati prodotti in città erano infatti ricercati in tutte le corti europee.
5) Il falco pellegrino che nidifica all’Oasi San Gherardo
Nata in seguito al recupero di una cava ai piedi dell’anfiteatro calanchivo di San Gherardo, in questa oasi naturalistica si possono ancora osservare gli uccelli delle zone umide e il falco pellegrino che nidifica sulla parete arenacea del Balzo dei Rossi. Il falco pellegrino in picchiata è uno degli animali più veloci al mondo raggiungendo i 300 km orari.
6) I fiori di Alchechengi all’entrata dell’acquedotto romano
All’interno dell’Oasi di San Gherardo si trova uno degli ingressi dell’acquedotto romano costruito nel I secolo a.C. durante l’impero di Augusto. Ancora oggi perfettamente funzionante (seppur rimasto inattivo per quindici secoli) porta l’acqua del fiume Setta alle case dei bolognesi per circa un quinto del loro fabbisogno. All’interno dell’Oasi in primavera si può osservare l’Alchechengi un bellissimo fiore con calici simili a lanterne di un vivace colore arancione.
7) I “passatori” del Ponte di Vizzano
Per attraversare il fiume Reno esistevano i “passatori”, barcaioli che trasportavano persone e merci sfruttando i punti più agevoli del fiume. Una tradizione millenaria rimasta immutata sino al 1930, quando una maestra fece una petizione per la costruzione del ponte in modo tale che i suoi alunni potessero attraversare il fiume per raggiungere la scuola in qualunque condizione climatica.
8) Un pic nic ai Prati di Mugnano
Luogo della classica gita fuori porta per i bolognesi, il Parco Agricolo Naturale dei Prati di Mugnano offre la cornice ideale per una sosta panoramica da abbinare al cibo: sentieri che si perdono all’interno dei boschi, prati fioriti, aree attrezzate, una trattoria… cosa chiedere di più?
9) La mandragola del Giardino “Nova Arbora”
La mandragola cresce oggi presso l’”orto dei veleni”, una delle peculiarità del Giardino Botanico “Nova Arbora”, un’oasi incantevole in cui tra piante, frutti e fioriture ci si può concedere una meritata pausa ristoratrice. Se si decide di visitare il Giardino “Nova Arbora”, vale la pena seguire la deviazione prima dei Prati di Mugnano per dare un’occhiata anche alla centenaria “vite del Fantini”.
Ci sono due ipotesi per questa profonda cavità con due grandi aperture verso l’esterno e tante piccole nicchie scavate dall’uomo: sarà stato un luogo di sepoltura di epoca etrusca o romana per i defunti cremati oppure una struttura adibita all’allevamento di colombi? La deviazione è di circa 200 m ed è subito dopo l’Antica Hostaria di Badolo.
1) Il ruggito del leone e il raglio dell’asino di Monte Adone
Non preoccupatevi se sentite ruggire un leone nei pressi di Monte Adone. Il Centro tutela e ricerca fauna esotica e selvatica Monte Adone ospita numerosi esemplari di animali di ogni specie: tigri, leoni, scimpanzé e ovviamente la fauna autoctona dell’Appennino, tutti con una storia alle spalle spesso segnata da sofferenze. Una visita al centro è un’esperienza unica, ma solo su prenotazione.
Una volta raggiunta la cima di Monte Adone, (la più elevata della Riserva Naturale del Contrafforte Pliocenico) e tirato un sospiro di sollievo per la fine della salita, ecco apparire due croci, una bianca ed una nera e un piccolo contenitore di metallo. Aprirlo e leggere i commenti dei precedenti viaggiatori con il vento che soffia sul viso fa sentire parte di una comunità. Mai dimenticare di lasciare data, orario ed un commento per i prossimi escursionisti.
4) Le conchiglie del Contrafforte
Vero e proprio museo geologico all’aperto, il Contrafforte Pliocenico è caratterizzato dalla presenza di fossili e conchiglie che testimoniano il fatto che in questi luoghi, durante il Pliocene (5-2 milioni di anni fa), ci fosse il mare. Un mare poco profondo con un clima tropicale, composto da ampie baie dove i fiumi che scendevano dalle catene montuose sfociavano in mare (dove ora c’è la Pianura Padana.
3) La cima di Monte Adone
Simbolo della Via degli Dei, quando arriverete alla sommità della salita vi sembrerà quasi di essere arrivati alla meta, non ovviamente a Firenze, ma uno di quei luoghi iconici che meritano un momento di silenzio per ricaricarsi e prendere coscienza di noi stessi. Punto energetico del cammino, è stato testimone di migliaia di storie, tra le quali anche… una proposta di matrimonio!
5) Tra piante di mare e di montagna
Scendendo dalla cima di Monte Adone si scopre un’altra particolarità: oltre al meraviglioso panorama sulla vallata ecco due tipi diversi di vegetazione. Da una parte roverelle, ginestre, castagni e querce, tipiche dei nostri Appennini, dall’altra lecci e ginepri, caratteristici della macchia mediterranea.
6) Manzù a Monzuno
Chi ama l’arte italiana può fare una breve deviazione ed arrivare al cimitero di Monzuno dove Giacomo Manzù, noto scultore italiano famoso per i suoi bronzi, scolpì una deposizione per la tomba di Nino Bertocchi, suo scopritore. Peccato oggi rimanga solo la fotografia della scultura perché l’originale è stata trafugata.
7) Il bosco degli alberi del pane
Non molto dopo il B&B Il Viandante, ci si ritrova in un castagneto tra alberi secolari e segnali bianchi e rossi del CAI nascosti tra i tronchi. Il castagno è una delle piante simbolo dell’Appennino in quanto fonte di sostentamento per le popolazioni di montagna. Nella tradizione viene chiamato “albero del pane” perché dai suoi frutti si ricava una farina utilizzata per diverse preparazioni, dolci e non. E’ tipico dell’Appennino tosco – emiliano un dolce chiamato castagnaccio.
8) Le leggende di Monte Venere
Monte Venere è luogo di racconti e di fantasie: c’è chi dice che fosse il rifugio di tutti i diavoli scacciati dai corpi degli invasati in seguito agli esorcismi e c’è chi sostiene vi fosse un tempio dedicato alla dea dell’amore in cui si svolgevano riti che inducono, ancora oggi, le anziane credenti a ripetuti segni della croce.
9) In deltaplano alle Croci
Per i più coraggiosi che non hanno voglia di tornare a piedi c’è sempre l’opzione di scendere a valle con il… deltaplano! Presso l’antico borgo Le Croci (Monzuno), a circa 1000 metri slm, si apre un ampio terreno pianeggiante da cui si può prendere la rincorsa, buttarsi nel vuoto e lasciarsi trasportare dal vento (se avete un deltaplano e una buona dose di coraggio, se non avete un deltaplano, non fatelo!)
10) La Cà de’ Paiarin
A volte lungo il cammino ci si imbatte in case private con proprietari fantasiosi che hanno creato giardini a dir poco “particolari”, con statue, ruote del vento, piccoli rifugi per animali, immagini religiose e messaggi per i viandanti. Anche questo fa parte della tradizionale accoglienza del popolo dell’Appennino.
Guida su come indossare lo zaino da trekking nel migliore dei modi
In altri articoli su questo blog ci siamo occupati di come acquistare lo zaino da trekking giusto e di come riempirlo, in questa guida ci concentriamo su come indossare correttamente lo zaino.
Può sembrare scontato ma c’è modo e modo e quando lo zaino inizia ad essere pesante, specialmente se si tratta di un escursione di più giorni, indossarlo in maniera scorretta può fare la differenza in negativo.
Il principio fondamentale è estremamente semplice: scaricare il peso sul bacino.
La “fisica” dello zaino da trekking sulle spalle
Lo zaino da trekking aderisce al corpo grazie agli spallacci anteriori e alla cintura al bacino. Avrete sicuramente notato che questa cintura, soprattutto negli zaini grandi, è imbottita e molto larga, perchè? Perchè il suo obiettivo è scaricare sul bacino il peso che altrimenti finirebbe sulle spalle.
Il peso sulle spalle, infatti, alla lunga comprime la muscolatura e porta a dolori anche acuti. Oltre a questo il peso esercitato sulle spalle incide anche negativamente sulla colonna vertebrale che deve sostenerlo.
Scaricando il peso dello zaino sul bacino si allevia il peso dalla parte superiore e lo si scarica attraverso il bacino e le articolazioni delle gambe a terra. Il peso ovviamente non fa “bene” e va comunque contenuto più possibile, però distribuendolo in questo modo si risparmiano qualche fastidio.
Altra caratteristica degli zaini da trekking è la cinghia che unisce i due spallacci anteriori,a che serve? Serve per tenere in posizione gli spallacci e aumentare la “superfice” sul petto, in modo da avere meno pressione, perchè, una volta che il peso dello zaino grava sul bacino e non sulle spalle lo zaino risulterà appoggiato sul bacino e sulla parte alta del tronco è sufficiente tramite gli spallacci tenerlo “vicino” alla schiena.
Come indossare correttamente lo zaino da trekking
Ecco che una volta spiegata la dinamica dello zaino da trekking viene naturale spiegare come lo zaino debba essere indossato. E’ facile e logico, basta seguire le regole:
mettersi lo zaino sulle spalle
poggiare la parte bassa dello zaino sul bacino
agganciare la cinghia del bacino: è questo il punto più importante, prima il bacino poi il resto!
agganciare la cinghia tra gli spallacci
regolare gli spallacci (da sotto)
Appoggiare lo zaino sul bacino
Allacciare la cinghia al bacino
Allacciare il cintolino che collega gli spallacci
La regolazione dello lo zaino da trekking
Altro fattore importante è la regolazione degli spallacci, che come è facile immaginare non devono essere né troppo lenti né troppo stretti.
Per quanto riguarda la cinghia del bacino, averla troppo lente significa permettere allo zaino di scivolare in basso col peso. Questo è male perchè così facendo gli spallacci scendono sulle spalle e tutte le premure per scaricare il peso sul bacino si rendono vane. D’altra parte una cinghia troppo stretta “strizza” ed è quindi da evitare.
Per quanto riguarda invece gli spallacci la regolazione dipende anche dallo zaino che avete comprerato.In molti modelli infatti sono presenti vari accorgimenti per configurare l’altezza degli stessi rispetto alle spalle. Alcuni modelli permettono la regolazione allo schienale, altri semplicemente regolano l’attaccatura degli spallacci. Questa regolazione in genere è indicata in base all’altezza del soggetto, e quindi consiglio di seguire le istruzioni per poi “provare” le impostazioni sul campo. Per la regolazione della trazione degli spallacci, una volta indossato lo zaino, è sufficiente tirare le cinghie inserendo il pollice nei rispettivi occhielli, tirando fino a che non sentite un po’ di resistenza. Anche qui bisogna avere un minimo di “moderazione”, alla fine dovrete avere la senzazione di essere “avvolti” e non “strozzati”
L’ultra trail running sta vivendo un periodo magico ed è fra le discipline con il trend di crescita più elevato negli ultimi 10 anni.
I dati
Secondo una ricerca di RunRepeat e dell‘International Association Ultrarunners (IAU), c’è stata un’impennata internazionale della partecipazione alle corsa ultra, ovvero con distanze superiori ai 42.195 km della maratona. Infatti, sono ben 300% in più i praticanti dell’ultimo decennio.
Nel 2009 il numero di atleti di questa disciplina era intorno ai 40.000, mentre due anni fa è arrivato a 610.000. Causa covid, c’è stato un’ulteriore aumento dei runner. Fattore determinante è sicuramente il contesto naturale, mai soggetto a restrizioni pandemiche.
In Italia
Il trend è internazionale ed è ben leggibile anche in Italia. Quest’ultimo infatti, tra i paesi con più atleti, è al quinto posto a livello mondiale, mentre è al dodicesimo posto per numero di ultra runner rispetto alla popolazione totale.
I numeri si rispecchiano anche nell’Adamello Ultra Trail, testimone diretto di questa crescita. Nel 2014, anno di esordio della competizione, c’erano 50 iscritti. Nel 2021 erano 600 in più gli atleti che correvano fra l’Alta Val Canonica e l’Alta Val di Sole.
Immerso nel comprensorio Pontedilegno-Tonale, l’Adamello Ultra Trail è solo la punta dell’iceberg di uno dei più importanti territori per quanto riguarda il turismo outdoor: dallo sci al cicloturismo, le attrazioni sono disponibili 365 giorni l’anno. Paesaggi mozzafiato, qualità dell’accoglienza e totale devozione degli abitanti alle loro montagne, sono i punti di forza delle montagne all’interno del Parco dell’Adamello e del Parco dello Stelvio.
Nasce la partnership tra Saucony e la giovanissima manifestazione dedicata al trail running, che avrà accanto lo storico brand americano come title sponsor.
Il Saucony Borc Trail, che si snoda tra le montagne pordenonesi, prevede quattro percorsi: i primi tre sono qualificanti per l’Ultra Trail du Mont Blanc certificati da ITRA con assegnazione punti ai finisher; l’ultima è una marcia non competitiva per camminatori e famiglie.
La manifestazione andrà in scena il prossimo 10 ottobre nella splendida cornice di Polcenigo (PN), il Borc, come viene chiamato questo piccolo borgo tra i più belli d’Italia.
Saucony e Borc Trail hanno molto in comune. L’acqua, per esempio, è l’elemento principale che caratterizza i percorsi della manifestazione che si svolge attorno alle affascinanti sorgenti del Gorgazzo. L’acqua è anche l’elemento distintivo del marchio, che prende infatti nome da un fiume, il Saucony Creek, sulle cui sponde ebbe inizio la sua storia nel 1898. L’iconico logo del marchio, un sinuoso segno grafico segnato da tre punti, rappresenta proprio questo fiume della Pennsylvania e i tre massi che lo solcano. Un logo dal forte valore simbolico. I tre dots oggi rappresentano i valori guida di Saucony: good performance, good health and good community.
“Lo spirito di Saucony – che trova sintesi in queste parole – si ritrova nel trail running e nelle manifestazioni che lo promuovono come Borc Trail”, ha affermato Thomas Lorenzi, athlete & events manager e tech rep di Saucony Italia. “Siamo molto contenti di legarci a questa manifestazione, che tra l’altro si svolge non lontano dalla nostra sede di Montebelluna. Da sempre il nostro brand incoraggia la corsa come pratica per il benessere psico-fisico delle persone. E credo non ci sia niente di meglio che una corsa o una camminata in spazi dove la natura è padrona: fare attività fisica outdoor per ri-sintonizzare corpo, mente e ambiente; godere degli spazi aperti anche per tornare ad averne più rispetto. Trovo inoltre questa manifestazione molto completa:oltre alle tre diverse distanze competitive è stato incluso un percorso adatto a tutti indipendentemente dalla preparazione e dalla forma fisica. Un modo quindi per avvicinare i neofiti di questa disciplina e anche i bambini che saranno i runner di domani. Il Saucony Borc Trail è anche un evento particolarmente attento alla sostenibilità e pure in questo abbiamo trovato una grande sintonia. Il nostro percorso ha da tempo abbracciato la via della sostenibilità, passo dopo passo, traguardo dopo traguardo, per lasciare un’impronta il più leggera possibile sul nostro pianeta. Il giorno della manifestazione saremo presenti alla partenza dei percorsi, con una prova scarpe e un’expo di prodotti della nostra gamma trail, pronti a vivere insieme questa giornata e certi che ce ne saranno presto molte altre”.
Torna anche quest’anno l’inchiesta esclusiva di Outdoor Magazine
sull’andamento delle vendite del mercato nel 2021. Parola ai negozianti
A CURA della redazione
LA CARICA DEI 101
1.BILANCIO DI FINE ANNO
Nel 2021 qual è stato
l’andamento delle vendite
del negozio?
2. VENDITE ONLINE
Avete un e-commerce o
usufruite di piattaforme
terze? In caso affermativo,
quanto incidono le
vendite online sul totale?
È aumentata questa
percentuale nel 2021?
Se sì, di quanto?
3.RITARDI O MANCATE CONSEGNE
a. In che percentuale i prodotti non vi sono
mai stati consegnati?
b. Qual è stata la categoria più interessata?
c. Qual è stato il ritardo medio
delle consegne?
d. Qual è stata la tua perdita di fatturato
legata alla ritardata o mancata consegna?
4.NUOVI UTENTI
Nel 2020 si sono avvicinati al running
molti nuovi utenti. Nel 2021 questa
tendenza è proseguita? È cambiata la
tipologia dei nuovi clienti? Se sì, come?
6. BRAND
RIVELAZIONE 7.
ALTRE
OSSEVAZIONI
L E DOMANDE
l
Y
L
R
5.MARCHI PIÙ VENDUTI NEL 2021
(dove specificato: + in crescita, = stabile, – in calo, n new entry)
a. Calzature climbing
b. Calzature hiking-trekking
c. Calzature trail running
d. Calzature road running
e. Calzature mountain lifestyle
f. Abbigliamento outdoor
g. Abbigliamento sci/freeride
h. Scarponi da scialpinismo/freeride
i. Scarponi sci alpino
l. Sci da scialpinismo/freeride
m. Sci da sci alpino
n. Abbigliamento intimo tecnico
o. Accessori (bastoncini, gambali, belt, orologi, etc.)
p. Attrezzatura climbing
FRANCK HEDIGER LE COQ Bologna
1. Abbiamo registrato un incremento di circa
il 20%. Questo è dovuto a una serie di fattori,
tra cui la tendenza delle persone a frequentare posti poco affollati, la montagna è uno
di questi. L’esperienza e la consulenza al
cliente ha poi incrementato un risultato che
era già positivo.
2. Sì, abbiamo un e-commerce ma incide poco sul totale delle vendite, circa l’1%.
L’abbiamo creato durante il lockdown e devo
dire che, come vetrina web, funziona bene.
3a. Il 10%.
3b. Calzature.
3c. Due mesi.
3d. Meno del 10%.
4. Sì, questa tendenza è sicuramente proseguita. Soprattutto vi è tanta gente che prima
non camminava molto e che invece, ora, si è
affacciata con entusiasmo a questo mondo.
5A. CMP (+) SALOMON (-)
5B. CMP (+) SALOMON (-) ADIDAS (-)
5C. SAUCONY (+) SALOMON (-) CMP (+)
5D. SAUCONY (+) NIKE (=) ADIDAS (=)
5E. SALOMON (=) CMP (+) ADIDAS (=)
5F. CMP
5G. CMP
5H. –
5I. –
5L. –
5M. –
5N. CMP (+)
5O. –
5P. –
6. CMP
7. Come nel 2020, i clienti hanno voglia di essere accolti bene ed essere seguiti con professionalità, preferendo i punti vendita non
affollati per via della pandemia.
Il comitato organizzatore delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022 ha annullato la vendita dei biglietti in seguito alla stretta sui controlli, attuata dal governo, contro il Covid-19. Come riportato da variate testate, solo chi riceverà un invito potrà assistere alle gare e alle prove degli atleti.
Il governo cinese ha di recente intensificato le misure di contenimento del virus, in seguito al primo positivo della variante Omicron nella capitale, in data il 15 gennaio.
Inoltre, il periodo non aiuta: le olimpiadi si aprono infatti pochi giorni dopo l’inizio dei festeggiamenti per il capodanno lunare, tipica tradizione cinese.
Le altre restrizioni per le Olimpiadi
Questa è l’ultima, inesorabile, misura preventiva presa dagli organizzatori: a settembre infatti era stato reso pubblico il divieto a tutti gli spettatori stranieri (ad eccezione dei residenti in Cina) di recarsi alle gare, e la capienza era stata fissata al 50%.
Tutti gli atleti, i funzionari, il personale e gli addetti stampa sono costretti a entrare in una “bolla chiusa”, senza la possibilità di avere contatti esterni e devono sottoporsi a tamponi giornalieri.
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