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La gamma Peregrine di Saucony si amplia con tre modelli ancora più veloci e leggeri per offrire la migliore esperienza di corsa off road

Le tre versioni dell’iconica scarpa da trail running sono studiate per correre off road in qualunque condizione meteo e del terreno: Peregrine 13 per corse rapide e scattanti su sterrati; Peregrine 13 ST per terreni morbidi e fangosi; Peregrine 13 GTX per una protezione impermeabile.

Peregrine 13

È pensata per chi vive il fuori strada in velocità e leggerezza. Dotata di un’intersuola in schiuma PWRRun e soletta PWRRun+, il modello offre massimo comfort e protezione sotto i piedi pur mantenendo la calzatura leggera e perfettamente dinamica. Estrema protezione e massima tenuta sono date dalla suola in PWRTtrac, specifica per il trail running, con tasselli da 5 mm, che offrono una trazione eccezionale, un grip di precisione e una durata maggiore su terreni irregolari. Il rock plate tra suola e intersuola fornisce inoltre una protezione aggiuntiva su qualsiasi tipologia di superficie. L’aggiornamento della tomaia infine garantisce una calzata avvolgente e sicura mentre il mesh traspirante – ma protettivo – si rivela una scelta valida anche per le giornate più calde. Un anello a D sulla tomaia consente la compatibilità con le ghette.

In questo articolo si parla di:

La gamma Peregrine di Saucony si amplia con tre modelli ancora più veloci e leggeri per offrire la migliore esperienza di corsa off road

Le tre versioni dell’iconica scarpa da trail running sono studiate per correre off road in qualunque condizione meteo e del terreno: Peregrine 13 per corse rapide e scattanti su sterrati; Peregrine 13 ST per terreni morbidi e fangosi; Peregrine 13 GTX per una protezione impermeabile.

Peregrine 13

È pensata per chi vive il fuori strada in velocità e leggerezza. Dotata di un’intersuola in schiuma PWRRun e soletta PWRRun+, il modello offre massimo comfort e protezione sotto i piedi pur mantenendo la calzatura leggera e perfettamente dinamica. Estrema protezione e massima tenuta sono date dalla suola in PWRTtrac, specifica per il trail running, con tasselli da 5 mm, che offrono una trazione eccezionale, un grip di precisione e una durata maggiore su terreni irregolari. Il rock plate tra suola e intersuola fornisce inoltre una protezione aggiuntiva su qualsiasi tipologia di superficie. L’aggiornamento della tomaia infine garantisce una calzata avvolgente e sicura mentre il mesh traspirante – ma protettivo – si rivela una scelta valida anche per le giornate più calde. Un anello a D sulla tomaia consente la compatibilità con le ghette.

 

Peregrine 13 ST

ST sta per Soft Terrain: il modello è ideale per affrontare fango e terreni morbidi. Oltre all’intersuola in schiuma PWRRun e la soletta in PWRRun+, questa versione si caratterizza per i tasselli da 6,5 mm: le nuove scanalature profonde e aggressive, affondano senza difficoltà nella terra umida e garantiscono massimo grip ed estrema protezione contro rocce e asperità del terreno. Il profilo rialzato della tomaia e la ghetta incorporata alla caviglia inoltre schermano sapientemente il piede dai detriti.


Altitudine 1190 m – 2800 m (Dislivello 1610 m)
Impianti sciistici Comprensorio sciistico aperto
Altezza neve 59 cm (a valle) 175 cm (in quota)
Piste 140 km da 143 km aperto
Impianti risalita 38 di 38 aperti

Altitudine 754 m – 1752 m (Dislivello 998 m)
Impianti sciistici Comprensorio sciistico aperto
Altezza neve 50 cm (a valle) 160 cm (in quota)
Piste 21 km da 23,1 km aperto
Impianti risalita 13 di 13 aperti

Altitudine 1121 m – 3000 m (Dislivello 1879 m)
Impianti sciistici Comprensorio sciistico aperto
Altezza neve 50 cm (a valle) 120 cm (in quota)
Piste 98 km da 100 km aperto
Impianti risalita 28 di 28 aperti

Altitudine 1404 m – 2357 m (Dislivello 953 m)
Impianti sciistici Comprensorio sciistico aperto
Altezza neve 40 cm (a valle) 100 cm (in quota)
Piste 52 km da 60 km aperto
Impianti risalita 21 di 21 aperti

Altitudine (770 m  -) 852 m – 2504 m (Dislivello 1652 m)
Impianti sciistici Comprensorio sciistico aperto
Altezza neve 63 cm (a valle) 95 cm (in quota)
Piste 151 km da 155 km aperto
Impianti risalita 57 di 58 aperti

Altitudine 900 m – 1976 m (Dislivello 1076 m)
Impianti sciistici Comprensorio sciistico aperto
Altezza neve 60 cm (a valle) 80 cm (in quota)
Piste 45 km da 50 km aperto
Impianti risalita 14 di 19 aperti

Altitudine 1236 m – 2518 m (Dislivello 1282 m)
Impianti sciistici Comprensorio sciistico aperto
Altezza neve 60 cm (a valle) 75 cm (in quota)
Piste 175 km da 178 km aperto
Impianti risalita 79 di 79 aperti

PERCHÈ UTILIZZARE NOENE®

PRIMA

PROTEGGE

I prodotti NOENE® (solette, tallonette, grip) assorbono e disperdono fino al 96% dell’energia negativa prodotta da shock e vibrazioni, evitando l’effetto negativo sull’apparato muscolo scheletrico.

DURANTE

MIGLIORA LA PERFORMANCE

Durante un allenamento sportivo, attività quotidiana o un’intensa giornata lavorativa NOENE® riduce la sensazione di affaticamento, stanchezza e stress articolare mantenendo più efficiente la muscolatura e migliorando la resistenza agli sforzi.

DOPO

MIGLIORA IL RECUPERO

NOENE®, aiuta a ridurre i tempi di recupero e di ripristino dello stato di forma ideale per le successive attività

1. ANATOMIA DEL NERVO SCIATICO

Il nervo sciatico, conosciuto anche come “nervo ischiatico”, è il nervo più lungo del corpo umano: parte dal midollo spinale, raggiunge le natiche e la zona delle cosce per poi allungarsi nella gamba.

E’ un nervo misto che ha origine dal plesso sacrale ed è formato dalle fibre provenienti da tutti i nervi del plesso (L4, L5, S1, S2, S3). E’ formato da 2 componenti:

  • – COMPONENTE MOTORIA: innerva la parte posteriore della coscia, una parte del grande adduttore, i muscoli della gamba e i muscoli del piede;
  • – COMPONENTE SENSITIVA: innerva la cute posteriore-laterale della gamba e la cute del piede.

2. LE PATOLOGIE

Il nervo sciatico può essere interessato da patologie, traumi e malformazioni che vanno trattati con dei trattamenti specifici. Le patologie più conosciute sono:

  • – SCIATICA;
  • – COMPRESSIONE DEL NERVO SCIATICO POLITEO ESTERNO;
  • – LOMBOSCIATALGIA;
  • – SINDROME DEL PIRIFORME;
  • – ECT
  • 3. I RIMEDI SHOCK ABSORBING NOENE®

    Parte della sintomatologia dolorosa riferita al nervo sciatico può essere prevenuta o alleviata grazie all’utilizzo delle solette shock absorbing NOENE®. Quando si parla di prevenzione, infatti, i prodotti NOENE® sono una garanzia in quanto assorbono e disperdono le onde di shock che si provocano nell’impatto piede-suolo. Tali vibrazioni negative, se trascurate, provocano alla lunga dei microtraumi che si trasformano in dolorose e fastidiose infiammazioni articolari o, nei casi più estremi, in fratture da stress.

    Grazie alle sue straordinarie proprietà, il materiale NOENE® offre una protezione costante al nostro apparato locomotore bloccando tali shock ancor prima che passino il livello delle articolazioni. In questo modo, in qualunque momento della giornata saremo protetti (tempo libero, lavoro, sport).

    Solette shock absorbing NOENE®: per il benessere del vostro nervo sciatico!

Il gruppo F.lli Campagnolo dona 1000 euro ai suoi dipendenti per i positivi risultati raggiunti nel 2022, mettendo ancora una volta al centro delle proprie strategie la risorsa più importante, ovvero quella umana.

Il premio

La qualità di vita dei dipendenti è uno dei focus del gruppo F.lli Campagnolo: l’obiettivo è di sostenerla e migliorarla, aiutandoli ad affrontare le difficoltà e i continui aumenti nei costi imposti ieri dalla pandemia e oggi dalla crisi energetica.

Gli ultimi interventi dell’azienda – che dal 1948 produce abbigliamento sportivo, per il tempo libero, per bambini e homewear attraverso i brand CMP, Melby, Maryplaid e FC F.lli Campagnolo – vanno esattamente in questa direzione. Infatti, come già accaduto lo scorso febbraio, in occasione di Natale 2022 gli oltre 570 dipendenti F.lli Campagnolo hanno ricevuto un premio straordinario di 1000 euro ciascuno. Questo, come ringraziamento per il conseguimento dei risultati raggiunti dal gruppo durante l’anno. Il regalo, stabilito in accordo con i sindacati, vuole incentivare una chiusura positiva nell’ultima parte dell’anno. Andrà ad aggiungersi alla Tredicesima e permetterà quindi di ricevere un assegno di fine anno sostanzioso.

Il brand veneto CMP del Gruppo Campagnolo conquista la Germania e i rivenditori tedeschi con la nomina a top-selling brand nell’abbigliamento outdoor.

Lo studio condotto da TextilWirtschaft

CMP torna vincitore da ISPO 2022: da Monaco rientra con importanti conferme dal settore retail. Secondo uno studio della rivista TextilWirtschaftCMP è infatti il top-selling brand per i rivenditori tedeschi. È primo anche in termini di puntualità delle consegne e margini di profitto.

Marchio sportswear del Gruppo Fratelli Campagnolo, continua il suo percorso di crescita dopo la positiva chiusura registrata nel 2021, quando ha chiuso con 193 milioni di fatturato aggregato.

Lo studio effettuato dalla rivista tedesca è fresco di pubblicazione e ha coinvolto 26 aziende appartenenti al settore dell’abbigliamento outdoor. CMP è risultato il brand top-selling per i rivenditori tedeschi.

Oltre a questo primato assoluto, CMP si attesta terzo brand nel ranking generale di gradimento grazie al piazzamento positivo anche nelle categorie qualità del prodotto correttezza nella partnership.

Fabio Campagnolo, CEO della veneta F.lli Campagnolo S.p.A., ha ricevuto il Premio EY L’Imprenditore dell’Anno nella categoria Fashion & Design.Un riconoscimento ottenuto grazie all’impegno profuso nel portare l’eccellenza italiana all’estero, mantenendo un costante legame con la tradizione e il territorio, accompagnata da una forte spinta innovativa nel design, nella produzione e nella commercializzazione dei propri prodotti.

Fabio Campagnolo nasce a Bassano del Grappa nel 1968 e cresce in un clima di impresa familiare. Nel 1992 si laurea in Economia Aziendale presso l’Università Bocconi di Milano, con una tesi di laurea sulle imprese familiari. Subito dopo la laurea fa il suo ingresso in azienda a fianco del padre Giorgio. Ha contribuito a trasformare la F.lli Campagnolo da azienda incentrata sulla produzione, ad azienda focalizzata sulla crescita dei propri marchi: CMP (sportswear), Melby  e Nucleo (abbigliamento per bambini), Maryplaid e FC F.lli Campagnolo.

Oggi Fabio è Amministratore Delegato dell’azienda F.lli Campagnolo e, assieme alle sorelle Michela e Maria Pia, è alla guida di un gruppo che vanta oltre 50 negozi di proprietà e un fatturato aggregato di 193 milioni di euro (anno 2021).

“Questo premio è un riconoscimento importante al lavoro di tante persone. Questa azienda non sarebbe quello che oggi è senza le intuizioni imprenditoriali dei miei genitori, che hanno dedicato una vita a fare crescere e prosperare la F.lli Campagnolo, e senza l’impegno e la passione profusi da tutti i collaboratori. Sono orgoglioso che, assieme alle mie sorelle e a mia moglie, noi della terza generazione siamo riusciti a continuare nello sviluppo dell’azienda, portando idee, professionalità e voglia di crescere ed innovare. – afferma Fabio Campagnolo – Ci attendono sfide importanti, che con umiltà e costanza sapremo affrontare, rimanendo un

Da solo venerdì a intera settimana: che cos’è il Black Friday? Da dove viene l’usanza e qual è la sua origine? Perché deve per forza essere nero?

Come è accaduto anche l’anno scorso, a causa della pandemia da CoViD-19, anche il Black Friday si è adeguato e si svolge quasi esclusivamente online. Quest’anno il giorno fatidico sarebbe il 26 novembre, ma, a dire il vero, gli sconti a portata di smarthpone sono già partiti: da tempo, infatti, il Black Friday si è trasformato in tutto il mondo nella settimana del Black Friday.

MADE IN USA. La tradizione americana vuole che questo venerdì così particolare arrivi all’indomani del Giorno del Ringraziamento (Thanksgiving Day), festa che negli USA si celebra il quarto giovedì di novembre. La sua oriigne è fatta risalire al 1621, quando nella città di Plymouth, nel Massachusetts, i padri pellegrini si riunirono per ringraziare Dio del buon raccolto. Quasi quattro secoli dopo, negli anni Sessanta, i negozianti presero l’abitudine di proporre sconti speciali per incentivare lo shopping e dare il via alle spese natalizie.

PERCHÉ NERO? La traduzione in italiano ha un significato del tutto diverso, ed ecco perché non si usa “venerdì nero”, ma quanto al black è così perché all’epoca i registri contabili dei negozianti si compilavano a penna, usando inchiostro rosso per i conti in perdita e nero per i conti in attivo. E nel venerdì dopo il Ringraziamento, grazie alle promozioni, i conti finivano sempre decisamente in nero.

Anche se i trend degli ultimi mesi non sono incoraggianti, complice la saturazione di un calendario
gare di cui abbiamo già parlato e il caro vita che
costringe gli sportivi a delle scelte sofferte, la stagione
delle gare continua. Anzi, verrebbe da dire che rispetto al
passato, non conosce soste.
All’orizzonte si profilano new entry interessanti come la camuna Valle dei Segni Wine Trail e manifestazioni già note
come il Monte Casto a Biella. Tra gli appuntamenti clou
del mese di novembre da non perdere il Valtellina Wine
Trail e il Trail del Cinghiale. Volendo infine chiudere l’anno
in bellezza vi consigliamo una capatina a Torbole per il
Garda Trentino Xmas Trail.
Per chi non scia, un inverno a tutto running… anche
sulla neve – Ormai appuntamento consolidato per
agonisti e amatori, anche questo inverno tornerà il
Nortec Winter Trail Running Cup. Di cosa si tratta? Molto
semplice, quattro o cinque appuntamenti tra Lombardia,
Veneto e Friuli-Venezia Giulia che hanno come comune
denominatore tracciati spettacolari di media distanza,
ricchi premi e atleti di livello. Altro circuito altrettanto valido, questa volta
federale e rivolto ad agonisti puri, è invece il Crazy Sky Snow Italy Cup
proposto da Fisky (Federazione Italiana Skyrunning). In questo caso le
gare saranno sei e spazieranno dall’arco alpino agli appennini. Dopo il
positivo warm up 2022 anche per il prossimo inverno le prove saranno sia
di sola ascesa, sia nella modalità up & down.
La formula vincente di questi due circuiti sta nel fornire una valvola di sfogo
a tutti gli appassionati che nella stagione invernale non sanno o non possono sciare. In caso di tracciato innevato, l’unico materiale richiesto oltre
a un vestiario consono alle basse temperature è il classico micro rampone da applicare alle proprie scarpette da running. Quindi con un costo di
equipaggiamento decisamente contenuto potrete dare sfogo alla vostra
voglia di gare in contesti resi ancora più magici e suggestivi da un manto
di coltre bianca.
Anche per gli organizzatori l’inverno non è sinonimo di vacanze.
Ecco alcuni spunti di riflessione – L’abbiamo detto più volte, a livello
organizzativo il 2022 per molte competizioni di corsa in montagna, trail
running e skyrunning non ha regalato grandissime soddisfazioni. Anzi,
in alcuni casi, cali di presenze importanti intorno al 35/40% sono state
delle belle bastonate economiche e motivazionali. Certi dati devono
fare riflettere e spingere i comitati organizzatori a fare ancora meglio. Il
primo punto da analizzare è chi sono gli atleti? Mi spiego meglio. In base
a una recente inchiesta condotta dall’ITRA (International Trail Running)

 

su un campione di circa 10.000 persone, l’età media di chi si
iscrive a una gara di trail sono uomini (82%) tra i 34 e i 37 anni. Questo dato
diventa ancora più marcato con l’aumentare delle distanze e dei dislivelli.
Ecco quindi un primo spunto: lavorare per attrarre sempre più donne. Se
la parificazione dei premi dovrebbe ormai essere un must, pacchi gara
dedicati ed eventi collaterali loro dedicati potrebbe rivelarsi un nuovo
stimolo per aumentare una percentuale decisamente troppo bassa e
provare a ridimensionare un gap attualmente troppo marcato.
Altro aspetto molto importante su cui lavorare è l’impatto ambientale delle
manifestazioni sportive. Il 90% degli eventi è tutt’altro che green; si spaccia per tale, ma non lo è. Le gare nascono per promuovere il territorio e
finiscono per produrre una quantità spropositata di immondizia. Partendo
dai ristori dove le classiche bottigliette di plastica e i bicchieri monouso
andrebbero banditi, per arrivare al balisaggio, serve uno sforzo concreto.
Ora che molti brand hanno deciso di puntare su eventi eco compatibili,
un’importante sterzata in chiave ambientale sarà una delle ancore di salvezza per molte gare. L’alternativa? Sin troppo chiara: restare senza sponsor. Già perché gli sponsor, mai facili da trovare, al termine di un inverno
che si preannuncia davvero ostico, saranno merce rara. Meglio quindi
coccolarli e valorizzarli al meglio.
Anche in tempi di crisi chi fa le scelte giuste viene premiato –
Di questi giorni è la notizia che le preiscrizioni de La Sportiva Lavaredo
Ultra Trail by UTMB 2023 hanno fatto registrare numeri da capogiro: 11mila
i preiscritti per i circa 5.200 posti disponibili. Per l’evento di fine giugno a
Cortina d’Ampezzo, si ricorrerà quindi al sorteggio.
Essere unica prova italiana delle UTMB World Series, alla luce dei fatti, si
è rivelata una mossa vincente. Indipendentemente dalla crisi e dal caro
vita, 11.584 atleti da 105 Paesi ambiscono a visitare Cortina d’Ampezzo dal
22 al 25 giugno e partecipare alla 16ª edizione della super classica disegnata all’ombra delle Tre Cime di La

La Via degli Dei non è solo un trekking, è anche un viaggio in un territorio che ha delle eccellenze nascoste incredibili, che solo in Italia si possono trovare. Non solo Bologna e Firenze, simboli di medioevo e rinascimento, ma tanto altro da scoprire, tappa dopo dopo, che renderanno questa esperienza unica ed indimenticabile.

 

) Il cuore di Bologna

Piazza Maggiore, crocevia di generazioni e provenienze, è circondata dai simboli di Bologna.

Il Nettuno, la Basilica di San Petronio, il  Palazzo del Podestà, Palazzo Re Enzo e Palazzo d’Accursio fanno da sfondo al punto di partenza della Via degli Dei. La Piazza venne creata nel Medio Evo demolendo le case esistenti affinché potesse contenere l’intera cittadinanza bolognese.

2) I 666 archi del portico di San Luca

Il portico di San Luca fu costruito a partire dal 1674 ed è lungo quasi 3.800 metri. Secondo alcuni

i suoi archi simboleggiano il «serpente», ossia il Demonio (666 è il numero che lo rappresenta) sia per la sua forma sia perché, terminando ai piedi del santuario, ricorda la tradizionale iconografia del Diavolo sconfitto e schiacciato dalla Madonna del Santuario di San Luca.

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3) La Madonna di San Luca

Nel 1433 il territorio bolognese fu colpito da continue piogge che stavano distruggendo i raccolti, preannunciando un anno di dura carestia. Gli Anziani di Bologna decisero quindi di portare in città l’immagine della Madonna custodita presso il Santuario e che la leggenda vuole sia stata dipinta dall’apostolo Luca; le piogge cessarono.

Ancora oggi, nei giorni di maggio che precedono l’Ascensione, la Madonna di San Luca viene portata per una settimana nella cattedrale di San Pietro anche se, ironia della sorte, i bolognesi sanno che in quei giorni regolarmente pioverà!

4) L’opera idraulica in muratura  più antica d’Europa tutt’ora in funzione

La chiusa di Casalecchio da ottocento anni “governa l’afflusso delle acque del fiume Reno alla Città di Bologna” attraverso un sistema di paraporti e di canali. Per secoli è stato il “motore” dell’industria bolognese ed in particolare dei famosi mulini da seta alla bolognese che consentirono a Bologna di diventare una delle capitali della seta europee. I tessuti di seta finemente lavorati prodotti in città erano infatti ricercati in tutte le corti europee.

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5) Il falco pellegrino che nidifica all’Oasi San Gherardo

Nata in seguito al recupero di una cava ai piedi dell’anfiteatro calanchivo di San Gherardo, in questa oasi naturalistica si possono ancora osservare gli uccelli delle zone umide e il falco pellegrino che nidifica sulla parete arenacea del Balzo dei Rossi. Il falco pellegrino in picchiata è uno degli animali più veloci al mondo raggiungendo i 300 km orari.

6) I fiori di Alchechengi all’entrata dell’acquedotto romano

All’interno dell’Oasi di San Gherardo si trova uno degli ingressi dell’acquedotto romano costruito nel I secolo a.C. durante l’impero di Augusto. Ancora oggi perfettamente funzionante (seppur rimasto inattivo per quindici secoli) porta l’acqua del fiume Setta alle case dei bolognesi per circa un quinto del loro fabbisogno. All’interno dell’Oasi in primavera si può osservare l’Alchechengi un bellissimo fiore con calici simili a lanterne di un vivace colore arancione.

7) I “passatori” del Ponte di Vizzano

Per attraversare il fiume Reno esistevano i “passatori”, barcaioli che trasportavano persone e merci sfruttando i punti più agevoli del fiume. Una tradizione millenaria rimasta immutata sino al 1930, quando una maestra fece una petizione per la costruzione del ponte in modo tale che i suoi alunni potessero attraversare il fiume per raggiungere la scuola in qualunque condizione climatica.

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8) Un pic nic ai Prati di Mugnano

Luogo della classica gita fuori porta per i bolognesi, il Parco Agricolo Naturale dei Prati di Mugnano offre la cornice ideale per una sosta panoramica da abbinare al cibo: sentieri che si perdono all’interno dei boschi, prati fioriti, aree attrezzate, una trattoria… cosa chiedere di più?

9) La mandragola del Giardino “Nova Arbora”

La mandragola cresce oggi presso l’”orto dei veleni”, una delle peculiarità del Giardino Botanico “Nova Arbora”, un’oasi incantevole in cui tra piante, frutti e fioriture ci si può concedere una meritata pausa ristoratrice. Se si decide di visitare il Giardino “Nova Arbora”, vale la pena seguire la deviazione prima dei Prati di Mugnano per dare un’occhiata anche alla centenaria “vite del Fantini”.

Info: www.novarbora.com/giardino-botanico

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10) Il mistero del Colombario di Monte del Frate

Ci sono due ipotesi per questa profonda cavità con due grandi aperture verso l’esterno e tante piccole nicchie scavate dall’uomo: sarà stato un luogo di sepoltura di epoca etrusca o romana per i defunti cremati oppure una struttura adibita all’allevamento di colombi? La deviazione è di circa 200 m ed è subito dopo l’Antica Hostaria di Badolo.

1) Il ruggito del leone e il raglio dell’asino di Monte Adone

Non preoccupatevi se sentite ruggire un leone nei pressi di Monte Adone. Il Centro tutela e ricerca fauna esotica e selvatica Monte Adone ospita numerosi esemplari di animali di ogni specie: tigri, leoni, scimpanzé e ovviamente la fauna autoctona dell’Appennino, tutti con una storia alle spalle spesso segnata da sofferenze. Una visita al centro è un’esperienza unica, ma solo su prenotazione.

Info: www.centrotutelafauna.org

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2) Il quaderno di Monte Adone

Una volta raggiunta la cima di Monte Adone, (la più elevata della Riserva Naturale del Contrafforte Pliocenico) e tirato un sospiro di sollievo per la fine della salita, ecco apparire due croci, una bianca ed una nera e un piccolo contenitore di metallo. Aprirlo e leggere i commenti dei precedenti viaggiatori con il vento che soffia sul viso fa sentire parte di una comunità. Mai dimenticare di lasciare data, orario ed un commento per i prossimi escursionisti.

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4) Le conchiglie del Contrafforte

Vero e proprio museo geologico all’aperto, il Contrafforte Pliocenico è caratterizzato dalla presenza di fossili e conchiglie che testimoniano il fatto che in questi luoghi, durante il Pliocene (5-2 milioni di anni fa), ci fosse il mare. Un mare poco profondo con un clima tropicale, composto da ampie baie  dove i fiumi che scendevano dalle catene montuose sfociavano in mare (dove ora c’è la Pianura Padana.

3) La cima di Monte Adone

Simbolo della Via degli Dei, quando arriverete alla sommità della salita vi sembrerà quasi di essere arrivati alla meta, non ovviamente a Firenze, ma uno di quei luoghi iconici che meritano un momento di silenzio per ricaricarsi e prendere coscienza di noi stessi. Punto energetico del cammino, è stato testimone di migliaia di storie, tra le quali anche… una proposta di matrimonio!

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5) Tra piante di mare e di montagna
Scendendo dalla cima di Monte Adone si scopre un’altra particolarità: oltre al meraviglioso panorama sulla vallata ecco due tipi diversi di vegetazione. Da una parte roverelle, ginestre, castagni e querce, tipiche dei nostri Appennini, dall’altra lecci e ginepri, caratteristici della macchia mediterranea.

Image by Alistair Boyd

6) Manzù a Monzuno

Chi ama l’arte italiana può fare una breve deviazione ed arrivare al cimitero di Monzuno dove Giacomo Manzù, noto scultore italiano famoso per i suoi bronzi, scolpì una deposizione per la tomba di Nino Bertocchi, suo scopritore. Peccato oggi rimanga solo la fotografia della scultura  perché l’originale è stata trafugata.

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7) Il bosco degli alberi del pane

Non molto dopo il B&B Il Viandante, ci si ritrova in un castagneto tra alberi secolari e segnali bianchi e rossi del CAI nascosti tra i tronchi. Il castagno è una delle piante simbolo dell’Appennino in quanto fonte di sostentamento per le popolazioni di montagna. Nella tradizione viene chiamato “albero del pane” perché dai suoi frutti si ricava una farina utilizzata per diverse preparazioni, dolci e non. E’ tipico dell’Appennino tosco – emiliano un dolce chiamato castagnaccio.

8) Le leggende di Monte Venere

Monte Venere è luogo di racconti e di fantasie: c’è chi dice che fosse il rifugio di tutti i diavoli scacciati dai corpi degli invasati in seguito agli esorcismi e c’è chi sostiene vi fosse un tempio dedicato alla dea dell’amore in cui si svolgevano riti che inducono, ancora oggi, le anziane credenti a ripetuti segni della croce.

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9) In deltaplano alle Croci

Per i più coraggiosi che non hanno voglia di tornare a piedi c’è sempre l’opzione di scendere a valle con il… deltaplano! Presso l’antico borgo Le Croci (Monzuno), a circa 1000 metri slm, si apre un ampio terreno pianeggiante da cui si può prendere la rincorsa, buttarsi nel vuoto e lasciarsi trasportare dal vento (se avete un deltaplano e una buona dose di coraggio, se non avete un deltaplano, non fatelo!)

10) La Cà de’ Paiarin

A volte lungo il cammino ci si imbatte in case private con proprietari fantasiosi che hanno creato giardini a dir poco “particolari”, con statue, ruote del vento, piccoli rifugi per animali, immagini religiose e messaggi per i viandanti. Anche questo fa parte della tradizionale accoglienza del popolo dell’Appennino.

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