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A PARTIRE DA UN FILO, TUTTO SI MUOVE IN PERFETTA SINERGIA

Un’organizzazione a struttura verticale cura l’intero processo produttivo del pile, dal filato alla spedizione, passando per tutte le fasi della lavorazione: dalla tessitura alla tintoria, dalla garzatura alla cimatura, dal lavaggio alla stiratura, dal taglio e confezionamento al packaging… Il vantaggio essenziale è un abbattimento dei costi, senza mai rinunciare alla qualità finale. Cinque i marchi che fanno parte del Gruppo, sei gli stabilimenti di proprietà: per metà in Italia, gli altri divisi tra Romania e Tunisia (società in partecipazione). Numeri da realtà ai vertici del settore, a cominciare dalla produzione media di pile, pari a 9.000 kg settimanali. L’insieme delle collezioni outdoor, tempo libero, fitness, moda, bambino e arredo casa si apre a tutte le richieste e soddisfa ogni esigenza, interpretando creativamente le tendenze con un mix di stile e comfort. Il campionario oggi conta più di 2.000 capi.

SIAMO QUELLO CHE PRODUCIAMO

Rispetto della salute dell’ambiente: tema importante, verso il quale la sensibilità non deve mai mancare. Da sempre, la scelta del Gruppo è di utilizzare fornitori selezionati che rispettino precisi codici di condotta, a garanzia della qualità e sicurezza del prodotto. Ma ancora più decisivo è il rispetto per chi produce. In ogni stabilimento del Gruppo ci si attiene a tutte le norme che garantiscono salute e sicurezza dei lavoratori. Massima attenzione è riservata anche ai capi prodotti, in particolare a quelli destinati ai bambini. I test di F.lli Campagnolo sono continui, per assicurare l’assenza di sostanze nocive o allergizzanti. Da anni, il forte impegno del Gruppo è premiato con l’ottenimento dell’importante Certificazione OEKO-TEX per il pile di propria produzione. Promossa dall’Associazione Internazionale per la Ricerca e Prova nel campo dell’Ecologia Tessile, la certificazione impone rigidi controlli a tutte le componenti dei capi, affinchè rientrino nei restrittivi parametri di qualità e innocuità.

 

 

Quando cerchi di trovare il giusto paio di scarpe da corsa è bene tenere in considerazione il naturale movimento del piede durante l’andatura. A questo proposito, spesso si parla di pronazione e supinazione, ma qual è il significato preciso di questi due termini in apparenza così complicati?

Definizione di pronazione e supinazione

In parole semplici, la pronazione può essere definita come l’angolatura tra la tibia e il piede del runner, ma si riferisce anche al movimento naturale del piede verso l’interno durante l’appoggio sul terreno. La supinazione, al contrario, si verifica quando al contatto col terreno il piede ruota verso l’esterno.

Pronazione e supinazione non sono sempre da considerare in maniera negativa e non vanno necessariamente corrette.

Questi movimenti fisiologici, infatti, sono legati alla flessibilità della caviglia e sono fondamentali per fornire la giusta fluidità al piede quando appoggia sul terreno durante la corsa.

Grado variabile di pronazione

Tutti noi abbiamo un modo unico di correre dovuto alle differenze nei nostri corpi, al livello di abilità e agli eventuali infortuni subiti in passato. In più, ognuno ha un diverso grado di pronazione.

Durante l’andatura, la pronazione di ciascuno cambia, ma per metterne a confronto diversi gradi possiamo misurare l’angolazione da piede piatto a terra:

  • Angolo maggiore di 10°: il piede è fortemente pronato.
  • Angolo interno compreso tra 7˚ e 10˚: il piede è in posizione di pronazione.
  • Angolo interno compreso tra 1˚ e 7˚: il piede è in posizione neutra. La maggior parte dei runner appartiene a questa categoria.
  • Angolo esterno compreso tra -3˚ e 0˚: è presente un accenno di supinazione.
  • Angolo esterno maggiore di -3˚: il piede è fortemente supinato.

Indipendentemente dal grado di pronazione o supinazione, non è necessario correggere la posizione a meno che uno specialista in medicina dello sport non abbia individuato una relazione causa-effetto in seguito a infortuni ripetuti.

C’è da aggiungere che il grado di pronazione varia anche durante la corsa, tendendo ad aumentare insieme all’affaticamento muscolare, che provoca un maggiore appiattimento della pianta del piede e una maggiore flessione della caviglia.

Per questo, anche se è utile conoscere il proprio tipo di appoggio durante l’andatura, non è sempre corretto definire uno specifico grado di pronazione.

Come scoprire se sei un pronatore, un runner neutro o un supinatore

Se vuoi conoscere meglio il movimento dei tuoi piedi durante l’andatura, la prima cosa da fare è filmarti da dietro mentre corri su un tapis roulant. Un semplice smartphone dovrebbe bastare e una ripresa al rallentatore dovrebbe fornirti tutti i dettagli di cui hai bisogno. In effetti, questa pratica viene effettuata nella maggior parte dei negozi specializzati articoli da corsa.

Un altro indizio dovrebbero dartelo le suole delle scarpe da corsa (Donna | Uomo). Se sono maggiormente usurate verso l’interno sei un pronatore, mentre se sono più consumate verso l’esterno sei un supinatore.

Nessun infortunio? Nessun problema!

I runner vogliono spesso correggere la naturale pronazione o supinazione usando scarpe con interno rinforzato o solette e plantari fatti su misura, ma questo non è necessario se durante la corsa non si verificano infortuni. Invece, provando a modificare la tua naturale meccanica del corpo, i muscoli saranno costretti ad adattarsi ponendo così un maggiore rischio di stress e lesioni.

Non lo ripeteremo mai abbastanza: correggi la tua andatura solo sotto consiglio di uno specialista in medicina dello sport.

Salomon è oggi uno dei brand più famosi nel mondo del trail running, un marchio storico indossato su ogni percorso e sentiero, dagli ultra-trial alle uscite domenicali di qualche chilometro. La storia di Salomon ha inizio nel 1947, quando la famiglia decide di aprire il suo negozio di seghe per legno e lamine da sci nell’elegante cittadina alpina di Annecy, nella Francia sudorientale. Anno dopo anno la piccola bottega diventa un’azienda sempre più conosciuta e apprezzata, che nel frattempo ha iniziato a realizzare prodotti per diverse discipline sportive.

Oggi Salomon esporta i suoi articoli in oltre 40 paesi nei cinque continenti: produce articoli per sci e altri sport invernali, come lo snowboard; ma anche per trekking, arrampicata e running. Negli anni Salomon è diventato un punto di riferimento grazie ai suoi modelli iconici, perfetti per avventurarsi nei percorsi più diversi.

Il mondo Salomon

È il 1957 quando George Salomon decide di prendere le redini dell’azienda di famiglia, proponendo degli innovativi attacchi da sci di metallo: fino ad allora si erano infatti utilizzate cinghie di pelle. Una novità che viene accolta positivamente e inizia quindi a diffondersi: nel 1972 Salomon diventa infatti il primo produttore al mondo di attacchi da sci. Il resto è storia. La passione per la montagna si allarga fino ad arrivare alle scarpe da trail running, da trekking e all’abbigliamento tecnico.  Confrontandosi con gli sportivi Salomon è riuscita nel tempo a creare scarpe che rispondessero alle esigenze di atleti e appassionati.

Perché scegliere una scarpa da trail Salomon

Il trail running è la corsa “offroad”, nella natura. Un’attività che puoi svolgere sui sentieri in montagna o boschivi, su strade sterrate o sulla sabbia, ma comunque al di fuori da percorsi urbani. Una delle caratteristiche più distintive di Salomon sono la protezione e la comodità del piede, con un’ammortizzazione che si adatta a qualsiasi tipo di terreno. Risultano in grado di affrontare qualsiasi tipologia di terreno, senza rinunciare a leggerezza e stabilità. Praticare il trail running offre la possibilità di respirare la natura a pieni polmoni e di entrare in contatto con emozioni e sensazioni, vivendo moltissime avventure. Non solo allenamento, ma anche esperienza appagante e divertente a contatto con l’ambiente.

Come scegliere la giusta scarpa da trail

La scelta delle scarpe da trail è fondamentale per affrontare al meglio il sentiero di corsa, scegliendo in base al tipo di percorso, alla conformazione del terreno e alle condizioni climatiche. La scelta di una scarpa da trail Salomon dipenderà da tre fattori principali: grip, tomaia e grado di protezione della scarpa.

Grip: questa è una delle caratteristiche fondamentali delle scarpe da trail, in grado di garantire aderenza e tenuta del piede sul terreno evitando di scivolare o perdere stabilità durante la corsa. Salomon offre scarpe dal grip versatile, con tasselli adatti a qualsiasi condizione.
Tomaia: in base al tipo di terreno e alla stagione la tomaia ha un ruolo di primo piano. Correndo in inverno, su terreni fangosi  o in presenza di corsi d’acqua avere una tomaia impermeabile può fare una grande differenza, così come una tomaia leggera e traspirante in estate. Tra le scarpe da trail Salomon possiamo trovare scarpe adatte alla stagione estiva e invernale.
Protezione: correndo su terreni accidentati è importante avere ai piedi la giusta protezione. Le scarpe da trail Salomon hanno rinforzi sui punti più sensibili e esposti durante la corsa, come la punta del piede e la pianta, con puntale e suola rinforzate.

La tecnologia Clima Protect garantire massimo calore pur mantenendo leggerezza, morbidezza, compattezza. Le cuciture totalmente termosaldate mantengono …

Quali sono le migliori solette per scarpe da corsa?

Le migliori solette per scarpe da corsa sono le Noene Ergopro AC+, le Active Medium, Dr Scholl Running, Dr Scholl per fascite plantare, Sof Sole Airr Comfort, Superfeet Carbon e Spenco Polisorb.

Le migliori solette sono realizzate con materiali tecnologicamente avanzati, che vanno dai semplici composti in schiuma o gel per l’ammortizzazione, alla fibra di carbonio o al sughero per fornire una grande rigidità e supporto in modo, a sua volta, di allineare il piede in fase di appoggio e di preservare dunque la parte inferiore della gamba.

La maggior parte delle solette, inoltre, presenta un trattamento anti-odore.

Ecco quali sono, secondo me, le migliori solette running dell’ultimo anno.

Solette running Noene Ergopro AC+

Il Noene è un materiale prodotto in Svizzera che grazie alla sua grande viscoelasticità è in grado di garantire un buon ammortizzamento e di disperdere efficacemente la maggior parte delle vibrazioni negative.

La soletta Ergopro AC+ cambia totalmente la sensazione della scarpa, principalmente durante il primo utilizzo. Inizialmente il supporto si sente parecchio, tuttavia, dopo aver iniziato a correre, questa sensazione sparisce quasi completamente.

Una volta tolta la soletta, ti sembrerà quasi di essere a piedi nudi.

Questi plantari running si modellano seguendo la forma del tuo piede, e rappresentano la scelta migliore per chi desidera ridurre i dolori al ginocchio.

Le solette Noene Ergopro AC+ sono indicate principalmente per chi corre parecchio, per i pesi importanti e per chi soffre di dolori tendinei e articolari, mentre sono sconsigliate per chi desidera fare solamente ripetute brevi e veloci, in quanto non particolarmente adatte per la velocità.

Si è tenuto il 18 ottobre il webinar “Costi e ritardi delle materie prime: quali sono le prospettive della sportindustry?” organizzato dal gruppo  che rappresenta l’eccellenza della filiera italiana del tessile sportivo: Assosportex di Assosport.

A intervenire sono stati relatori coinvolti quotidianamente nelle dinamiche dei trasporti e dell’approvvigionamento, in grado di fornire una panoramica completa sull’argomento.

Ciro Rapacciuolo (CSC Confindustria) ha aperto con una visione ottimista sul mercato italiano: grazie alle vaccinazioni e alla riduzione delle misure di contenimento, la ripartenza è stata forte, gli scambi sono in forte aumento e il PIL è cresciuto. Con la crescita del mercato sportivo, è aumentata anche la domanda di materie prime che hanno subito forti rincari. Il relatore ha mostrato questa realtà analizzandone la correlazione con il prezzo del petrolio, con la speculazione finanziaria e con l’effettiva scarsità di materia per taluni mercati (come il rame). Ha poi posto all’attenzione di tutti una domanda: i prezzi sono aumentati perchè l’offerta non riusciva in alcun modo a soddisfare la domanda (+30% rispetto al periodo pre-Covid) o stiamo parlando anche di speculazione finanziaria? Non si può generalizzare ma sicuramente esistono due gruppi di materie prime, quelle che aumentano solo per speculazione come il petrolio e quelle che scarseggiano davvero e che preoccupano di più. Stiamo parlando per esempio dei metalli che vengono ampiamente impiegati nella sportindustry. Da qui sono state presentate le previsioni di temporaneità o permanenza dei rialzi che si prevede non cessare almeno per tutto il 2022.

Cecilia Gilodi (CSC Confindustria Moda) ha invece presentato la fotografia delle materie prime tessili. Secondo un’indagine di Confindustria sulle aziende italiane (aprile/maggio 2021), solo il 22% (20% per il totale TMA) del campione, la pandemia non ha influito sui costi delle materie prime utilizzate. Per una larga maggioranza, invece, ovvero per il 72% (76% per il TMA nel suo complesso) delle aziende, le materie prime stanno sperimentando degli aumenti, di portata lieve (34%) e forte (38%). Da ultimo, il restante 6% (4% per il complesso del TMA ) indica un calo. Per gli intervistati le materie prime che hanno subito un maggior rincaro sono, in ambito abbigliamento, cotone/Lino, fibre man-made e prodotti chimici. Sulla scia della precedente Indagine, con riferimento al secondo trimestre 2021, il 64% del campione segnala che i costi delle materie prime utilizzate sono «ulteriormente aumentati rispetto ai mesi precedenti». Il 29% indica che i prezzi «sono rimasti sui livelli molto elevati dei mesi precedenti». Solo per l’1% sono, invece, diminuiti. A crescere sono il cotone (fino a +120%), la lana e le fibre sintetiche (poliestere +49%, nylon +27%, acrilico +71%) e quelle artificiali (viscosa +17%) rispetto a settembre 2020. In settembre 2021 anche le fibre artificiali (viscosa) registrano una crescita tendenziale del +17,3% in euro. A confronto con il dato di gennaio 2021, invece, la variazione è pari al +3,0%.

Passando al tema trasporti, Silvia Moretto (DB Group SpA – Fedespedi, Confetra) ha analizzato quelle che sono le sfide del sistema Paese nello scenario mondiale, che vede il trasporto merci via mare realizzato per la quasi totalità da multinazionali straniere. Alla ripartenza dell’economia e delle produzioni, questa concentrazione dei carrier marittimi ha portato all’impennata del prezzo dei noli su tutte le rotte (fino a +600%) con una riduzione del 12.5% della capacità mondiale dovuta ai ritardi e alle congestioni. In questo contesto, l’affidabilità dei carrier è scesa al 33,6%, nuovo minimo storico, mentre l’EBIT Margin dei principali vettori marittimi continua a raggiungere livelli record. Tra le possibili soluzioni alla problematica trasporti, la relatrice propone di puntare sull’evoluzione logistica con digitalizzazione e nuove infrastrutture lungo tutte le tratte di percorrenza delle merci. Consiglia di pianificare in anticipo e stabilire un buon ritmo di approvvigionamento, bisogna saper programmare il fabbisogno anche supportati dallo spedizioniere che potrebbe proporre modalità logistiche migliori e magari alternative al mare.

Hanno chiuso il webinar Davide Bianchi (Eurolast) ed il presidente del Gruppo Assosportex Andrea Brambilla (Mab) che hanno confermato la grande preoccupazione delle imprese, specie per i costi e ritardi dei trasporti, che ci si attende possa rappresentare il problema cruciale per il 2022.

“I prezzi non possono aumentare all’infinito” ha dichiarato Brambilla. “I consumatori sostituiscono i propri prodotti per la pratica sportiva dopo 3-4 anni, molto prima della loro usura. Ma se l’aumento inciderà troppo sul prezzo finale rischia di diventare insostenibile anche in relazione a quelli che sono i salari medi del nostro paese. Il costo della vita è già aumentato del 15%, il reddito è invece stabile”.

La soluzione può essere quella di fare delle scorte? “È talmente scarsa la disponibilità che non riesco a pensare a questa soluzione. Preferisco suggerire la programmazione del piano di trasporti oggi tutt’altro che scontati, a differenza di qualche anno fa. Bisogna agire in anticipo soprattutto per le aziende che si approvvigionano da certi mercati” così conclude il presidente del Gruppo Assosportex.

 

Come quella che emerge da due interessanti sondaggi sui centri sportivi,
per la maggior parte palestre, realizzati da Assosport (Associazione Nazionale Produttori Articoli Sportivi) e Anif (Associazione Nazionale Impianti Sport & Fitness) su una platea di quasi 1.000 strutture. Le risposte parlano chiaro: il
75% degli interpellati rileva che solo la metà dei clienti (o anche meno) è tornata a
frequentare la struttura dopo le riaperture di maggio.
Un dato eclatante che non può essere spiegato, solo con il timore da parte di una
fascia di pubblico, nel tornare ad allenarsi in luoghi chiusi. Una delle motivazioni è
certamente da ricercarsi nella scoperta (o riscoperta) delle attività all’aria aperta,
siano esse urbane o meno. Del resto, anche l’estate che sta volgendo al termine,
al pari di quella 2020, ha visto confermarsi il trend di crescita nella frequentazione
delle località di montagna. Proprio di questo parliamo nella nuova puntata della
rubrica “Punto IOG”, che anticipa anche alcuni dati emersi dall’indagine “Riconnessi”, realizzata dall’Italian Outdoor Group su un panel significativo di rifugisti, guide alpine, guide escursionistiche, gestori di strutture e associazioni turistiche. Tra gli
obiettivi anche quello di tracciare un profilo dei potenziali clienti, capire i contorni e
le reali prospettive del fenomeno.
Parallela alla crescita dei camminatori, continua quella legata al trail running e alle
vendite di prodotti dedicati. Siano essi utilizzati per correre realmente sui sentieri o più
semplicemente per camminarci (con soluzioni intermedie come le calzature da fast
hiking). Anche la connessione tra il settore del running classico e quello della corsa
off road è sempre più forte e continua. Quasi tutti i marchi storici della corsa hanno
ormai integrato nelle proprie collezioni modelli specifici per il trail. Aumentando in
molti casi gli investimenti e ampliando la gamma. Al pari delle aziende che proprio
dalla montagna sono nate e progressivamente hanno declinato l’offerta nel segmento corsa.
Un perfetto spaccato di tale dialogo sempre più serrato e intenso, sia da parte
delle aziende che dei negozi specializzati, avrà la sua ideale cassa di risonanza
durante gli attesissimi Outdoor & Running Business Days 2021. La settima edizione
dell’evento di Riva del Garda (Tn), organizzata proprio dal nostro gruppo editoriale,
sarà andata probabilmente già in scena quando leggerete l’editoriale del numero
di Outdoor Magazine, in uscita in occasione dell’evento (12-13 settembre).

Il trail running era già da qualche anno una disciplina in crescita, ma per questa stagione è pronto ad affermarsi come trend principale. Dal neofita all’esperto, con richieste diverse ma con la stessa voglia di vivere la propria passione in natura. Come per lo scialpinismodiventato lo sport rivelazione dell’inverno appena passato, complice il distanziamento sociale e la chiusura degli impianti, la pandemia ha spinto molti runner di strada o neofiti a intraprendere i sentieri e a correre nella natura. A confermarlo sono i brand che abbiamo interpellato nella nostra inchiesta, che verrà pubblicata sul prossimo numero di Outdoor Magazine e di cui vi forniamo un estratto in questo articolo.

A intervenire in questa prima puntata sono stati i brand top player del mondo del running, trail e strada: Crazy, Saucony, La Sportiva, Mizuno, Brooks, Dynafit, SCARPA e Scott.

Rispetto a come è partito il 2021 tutte le aziende sono positive: “Il 2021 direi che, nonostante tutto, è partito bene sia dal punto di vista di consegne, sia per quanto riguarda il sell out che procede in positivo. La parte di campagna vendite per l’autunno inverno prossimo ha dato segnali importanti per la categoria running, trail e abbigliamento” queste le parole di Andrea Leo di Mizuno. Già in questi primi mesi dell’anno, si registra una crescita e per i brand specializzati nel road running inizia a mostrarsi un piccolo cambio di rotta verso il trail. “Per noi il segmento road resta inarrivabile in termini di volumi, assortimento e peso specifico nei fatturati. A questo però abbiamo aggiunto la grande opportunità del trail, che offre ampi margini di crescita. Non a caso da fine 2019 è in atto un percorso di R&D guidato direttamente dai nostri HQ a Seattle e sviluppato in collaborazioni con le diverse sedi continentali, dedicato a questo segmento”, dichiara Marco Alfieri di Brooks Running.

Rispetto ai canali distributivi è interessante scoprire che oltre all’online, diventato una forte tendenza nell’ultimo anno come dichiara Morgan Guizzo di Saucony (“Era prevedibile, perché fisiologico, che il nostro e-commerce crescesse in maniera significativa”), anche lo spazio riservato al trail cresce nei negozi fisici. “Sono cresciuti i negozi di outdoor specializzati che hanno ampliato lo spazio trail, ma l’interesse maggiore è giunto dai negozi running, finora concentrati sulla strada e sulla pista, che iniziano a vedere in questa disciplina un potenziale”, afferma infatti Luca Salini di Crazy. Ed è Alfieri a confermare che “la distribuzione dei prodotti trail è cresciuta in maniera uniforme nei differenti canali di vendita di nostra competenza. In particolare quello dei negozi running specializzati, che stanno traendo maggiore vantaggio dal movimento trail. La ricerca di un servizio made to measure, con assistenza e consulenza profonda, e il desiderio di trovarsi di fronte a un assortimento variegato portano il cliente finale a individuare nello specializzato il canale più importante per approcciarsi a questa linea di prodotti”.

Sul profilo del consumatore sono tutti concordi: dal runner di strada che, complice il distanziamento e l’assenza di gare, si mette in gioco nel trail, il trail runner esperto, ma soprattutto i camminatori che prediligono scarpe da trail anche per l’escursionismo, nonché le donne in forte crescita“Credo che ci siano parecchi neofiti della corsa, ma ancor di più i camminatori di montagna orientati a un prodotto leggero, comodo e versatile come la scarpa da trail running. Nello specifico la percezione è che ci sia stata una crescita delle donne e dei giovani fra i 20 e 30 anni”, queste le parole di Marco De Gasperi di SCARPA

Trail

Le gare di Trail Running con un percorso di lunghezza inferiore ai 42 km sono definite trail e sono caratterizzate in genere da dislivelli che si aggirano sui 3000 metri (positivi e negativi).

Ultra trail

Le gare di Trail Running il cui percorso superi i 42 km e/o i 4000 metri di dislivello positivo/negativo, sono genericamente definite Ultra o Ultra-Trail e, secondo ITRA, sono così suddivise:

  • tra i 42 ed i 69 km, trail ultra medium (M);
  • tra i 70 ed i 99 km, trail ultra long (L);
  • oltre i 100 km, trail ultra xlong (XL).[1]

Quali sono i vantaggi dei prodotti GORE-TEX?

Le tecnologie dei prodotti GORE-TEX danno diversi vantaggi all’abbigliamento e alle calzature:

Impermeabilizzazione durevole: i pori della membrana GORE-TEX sono 20.000 volte più piccoli di una goccia d’acqua, per questo è completamente impermeabile. Chi la indossa è quindi protetto dalle intemperie.
Traspirabilità: i pori GORE-TEX sono anche 700 volte più grandi di una molecola di vapore acqueo, quindi il sudore può fuoriuscire facilmente dall’indumento, soprattutto durante uno sforzo fisico intenso.
Resistenza al vento: grazie alla sua struttura, la membrana GORE-TEX protegge anche dal vento e limita quindi il raffreddamento (quando il vento freddo soffia attraverso l’indumento, privando il corpo del calore creato dalla pelle).

Le tecnologie GORE-TEX nelle calzature:

Utilizziamo due tecnologie GORE-TEX nelle calzature Salomon:

  • Calzature GORE-TEX (Extended Comfort Footwear): con una traspirabilità ottimizzata e la protezione GUARANTEED TO KEEP YOU DRY™, le scarpe che utilizzano questa tecnologia sono durevolmente impermeabili e traspiranti. Ci affidiamo a questa tecnologia per progettare le nostre calzature, che vengono spesso utilizzate in condizioni umide, come le escursioni in montagna o il trail running.
  • GORE-TEX Invisible Fit: questa tecnologia consente alla membrana GORE-TEX di essere integrata senza soluzione di continuità e in modo invisibile nelle calzature (senza cuciture), il che produce una scarpa leggera, ma al tempo stesso impermeabile e molto traspirante. Inoltre, permette un processo di asciugatura più veloce.

1. Migliorano l’equilibrio

Partiamo infatti dal presupposto che avere 4 punti d’appoggio (quattro zampe) anziché 2 rappresenta un indiscusso vantaggio, prima di tutto in termini di equilibrio. Sono state tantissime le volte in cui ho pensato che quel passaggio non sarei riuscita ad affrontarlo altrettanto facilmente senza i bastoncini da trekking. Ma soprattutto, sono state innumerevoli le volte che i bastoncini mi hanno risparmiato un banale quanto rovinoso scivolone!

Le situazioni possono essere le più disparate: un terreno scivoloso coperto di foglie, un guado da superare, un tratto che presenta ancora neve residua dell’inverno, una discesa un po’ più impegnativa e così via.

2. Aiutano la distribuzione del peso

Il secondo vantaggio evidente è la distribuzione del peso. In questo caso infatti il peso del corpo e dello zaino che, normalmente, viene scaricato su ginocchia e articolazioni, viene in parte assorbito dalle braccia. In questo modo si “scarica” il carico da schiena, spalle, collo e gambe.

Soprattutto se programmi un trekking con la tenda non puoi davvero pensare di uscirne indenne senza l’aiuto dei bastoncini da trekking.

3. Rafforzano la muscolatura

Agli amanti del fitness è già saltato all’occhio come la distribuzione del carico si rifletta inevitabilmente nel rafforzamento dei muscoli dell’upper body. Braccia (soprattutto i tricipiti), spalle e pettorali non sono più meri spettatori, ma vengono coinvolti direttamente nell’attività.

Gli squadroni che praticano nordic walking in argine questa cosa la sanno bene!

4. Aiutano la corretta respirazione

Obbligando a tenere le braccia aperte di fronte al corpo, i bastoncini da trekking impongono a chi li usa una postura decisamente più eretta che a sua volta permette un’apertura maggiore della cassa toracica. Di conseguenza migliora anche la respirazione.

5. Effetto bacchetta magica

Ultimo ma non ultimo, il bastoncino da trekking può essere utile anche in situazioni di emergenza. Stai pensando ad usarlo come stecca nel caso qualcuno si fratturi un arto? Giustissimo, ma io pensavo più al districarmi tra i mughi per arrivare al bivacco o a dover scacciare una mucca che ti importuna durante la Traversata Carnica? E che dire di usarli come treppiede per scattarti una foto con autoscatto?

Come regolare l’altezza dei bastoncini da trekking

Regolare l’altezza (o la lunghezza, come dir si voglia) dei bastoncini è semplicissimo: impugnando il bastoncino in posizione eretta l’angolo tra il braccio e l’avambraccio dev’essere di 90°.

Come regola generale, questa va benissimo, soprattutto se cammini in piano. Generalmente io tendo a modificarla durante il trekking: aumentando leggermente l’altezza quando sono in discesa e diminuendola in salita, fino a chiudere i bastoncini a ridosso di pareti verticali.

Tutto ciò, ovviamente, a patto che tu abbia acquistato un paio di bastoncini telescopici .